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Due cose su Praga...

Due cose su Praga...

“Una esperienza indimenticabile!” E’ stato questo il malinconico ritornello che affollava i 26 posti dell'aereo che  da Praga ha riportato a Cagliari lo scorso giovedì gli studenti e gli accompagnatori del viaggio di istruzione del Centro Scuola Pirandello.

Sicuramente stanchi ma colmi; e tra i fortunati c’ero anch’io.

Il leitmotiv di questo fantastico “viaggio-ricerca”, che, oltre ai numerosi gadget, felpe, teschi acquistati a Praga, ha portato alla luce soprattutto quell’io troppe volte perso nella realtà per lasciar spazio ad una frettolosa razionalità quotidiana.

Una tappa, quella di Sedlec, per certi versi attesa da tutti, dove le aspettative che il Praga Lab aveva lasciato intuire hanno lasciato presto spazio ad una realtà tanto particolare quanto affascinante e decisamente incancellabile.

E’ così studenti, docenti, si sono ritrovati il 17 marzo a Praga; affascinati da una città carica di misteri, gotica nella sua anima. Talune volte espropriata nella sua identità in virtù di un turismo ingombrante ma così maestosa che tutto lascia scivolare.

Il lungo viaggio ha reso più facile e netta la consapevolezza che ormai eravamo lontani da casa. A farci sentire in un posto nuovo ci ha pensato ben presto la Moldava che rende il paesaggio molto suggestivo e sognante e giungere con il Sole che stava cominciando a baciare sempre più il fiume ha sicuramente reso ancora più memorabile  il nostro arrivo.

L’itinerario studiato a tavolino racchiude tutti i luoghi che avevamo intravisti durante il laboratorio ma ora tutti diventano visibili. E visitabili!! 

Il Ponte Carlo, Il Castello, il Ghetto ebraico, Therezienstadt e soprattutto l'ossario di Sedlec!!! tutti bellissimi posti che perdono però importanza se si affronta realmente il viaggio all'interno delle città e che ti porta a scoprire i veri posti, nascosti che solitamente un turista fugace non ha il tempo di scoprire....ed è allora che diviene dolce il naufragare tra le piccole stradine di Mala Strana....

Ed è proprio con quel sano entusiasmo da bambini, che ogni mattina, seppur con sveglie molto poco occidentali (anche questo rientra nel discorso della cultura!), prende il via l’”adventure”. Dopo le abbondanti colazioni è tempo di munirsi di scarpe super comode, bottiglie d’acqua e tanta emozione.

Il viaggio ha così i contorni di un intensivo corso scolastico sul campo, nel quale Marina, Fausto Giulia ed io ci nascondiamo tra gli studenti divenendo noi stessi studenti e ridendo di ogni situazione.

Ed è così che il gruppo si ritrova tra studenti muniti di taccuino per riuscire a “ricordarsi ogni momento del viaggio”, chi dopo aver esaurito la memory card di riserva gioca al ribasso sui prezzi dei venditori del posto che si rendono ben lieti e disponibili a “contrattare”, chi rincorre qualsiasi bottega per riuscire ad avere un ricordo di tutti i luoghi visitati, chi ancora in ogni luogo cerca una casella postale perché genitori, amici e parenti da casa hanno espressamente richiesto di essere partecipanti attivi seppur non fisicamente. Da parte mia la possibilità di poter suonare in un piccolo Caffè praghese, lontanto dal congestionato centro ed in presenza di chi ha voluto affrontare questa esperienza mi ha dato uno slancio che mi ha decisamente emozionato anche e soprattutto perchè mai avrei immaginato che la mia musica ed i miei visuals potessero piacere a GiuliaPò :) (ennesima dimostrazione di quanto un viaggio sia una continua scoperta). 

 

Un gruppo tanto eterogeneo ma tanto affiatato che ha risposto in maniera esemplare, riuscendo a coniugare benissimo la 

volontà di divertirsi che i giovani devono giustamente avere al desiderio di volere apprendere (compito precipuo di una Scuola).

Una mia personale riflessione riguarda la visione, però, di una cittadina dove il tempo sembra essersi davvero cristallizzato, il mondo intero con le sue contraddizioni viene riflesso e le vie, le piazze, la bellissima cattedrale ma anche il piccolo disadorno ma accogliente caffè, si nutrono dei pezzi strappati alle “anime” di chi vi è passato per secoli...così per me è stata la scoperta di Kutna Hora.

Dopo cinque giorni siamo tornati a casa. 

I luoghi hanno segnato, plasmato e donato a ciascuno una nuova consapevolezza: ora si può iniziare a parlare ed immaginare con una certa “responsabilità”. Un viaggio per meglio comprendere il termine “libertà”, le contraddizioni di un popolo che per anni ha vissuto stretto tra mille divieti ideologici: un tuffo nel passato per “barattare” la propria identità con i custodi di un modo di vivere che ancora non ha perso completamente la genuinità che solo i paesi dell'est possono ancora donarti.

Un grazie sincero a tutti/e.

 

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